Dire che è finito il BTO2012 è una contraddizione assoluta.
Più che una manifestazione è infatti un check up, un viaggio ricorsivo, una scala a chiocciola con la manifestazione come pianettorolo dove incontrare i vicini, salutarsi, raccontare gli sviluppi della nostra vita nel turismo.
Quest’anno la (per nostra fortuna) folle Roberta Milano mi ha coinvolto per seguire il BTO come inviato da casa.
Ecco, solo pensarla, una cosa del genere, lo trovo geniale.
Ci ho provato, a seguire via rete e via streaming le discussioni interessanti e spesso fulminanti, le polemiche e le critiche, gli atti di fede, i complimenti e le amare constatazioni.
Ho provato a vivere le emozioni e la partecipazione di un evento non essendoci fisicamente ed è stato interessante.
E’ stato come guardare via streaming una spiaggia dove voler partire in vacanza, sentirne lo sciabordio dell’onda sulla battigia, osservare le bandiere che sventolano e i bagnanti che passeggiano, ridono, chiacchierano, si stringono la mano.
Interessante, funzionale alla preparazione del viaggio, ma non è il viaggio.
Il BTO2012 ha assunto quasi il ruolo di meta di pellegrinaggio, che raccoglie intorno a sé i fedeli speranzosi di una nuova religione pura, quella senza Chiesa ma con soli pochi comandamenti tra i quali il primo è Innovare.
Ecco, questo mi piace di BTO (e di Roberta Milano): la Visione condivisa a prescindere da ruoli.
Le persone e le idee, prima di tutto.
Le persone che credono che i cambiamenti si possano fare con serietà, preparazione, meritocrazia.
Le idee buone perché nate dallo straordinario cervello italiano capace di sintetizzare ed umanizzare anche una prenotazione o un pasto.
Persone e idee che diventano visione e futuro per le prossime generazioni.
BTO è una visione con la gente intorno.