Curiosando nel sito di www.sardegnaturismo.com alla ricerca di una struttura di accoglienza e trovarsi su questa pagina.
Mi sono copiato i dati e ne è uscita questo.
Su 3.682 strutture di ricezione il 43% sono B&B, il 23% alberghi, il 17% agriturismo.
A fronte di un dato di presenze del 2013 pari a 10.850.000 è evidente che gran parte di questi turisti alloggiano in strutture che sfuggono da questo conteggio. Seconde case di proprietà ma anche e soprattutto affittate da privati.
Senza l’emersione di questo sistema di accoglienza non si può pensare di rendere competitivi gli operatori che lavorano nell’accoglienza.
Soluzioni:
– emersione degli affitti con l’obbligo di registrazione del contratto e pagamento forfettario di una quota tasse.
– incentivare i turisti a prenotare in strutture regolarmente censite e registrate con magari uno sconto sul trasporto per la Sardegna o sui trasporti pubblici locali o ancora su tessere museali.
– incentivare i privati a registrarsi per avere un sistema di supporto di promozione e booking diretto oltre all’assistenza per l’orientamento in loco dei loro clienti.
– reprimere duramente chi lavora al di fuori delle regole.
Poche regole, certezza dell’applicazione della legge.
Chissà.
Sempre molto attento ai raggione non c’è nulla di chiaro e trasparente , la gestione deve essere assolutamente gestita con trasparenza non solo in Sardegna ,mi sembra un ottimo articolo che fa da monitor su parecchie sfaccettature chiaro che c’è qualcosa che no quadra 😊
L’ha ribloggato su Chicco Fresu.
Una domanda, ma prima vorrei chiarire che sì, sono d’accordo con te sul problema del rispetto delle regole. E ora la domanda: secondo te una persona che ha una casa al mare di (facciamo) 60 metri quadri, che riesce ad affittarla da giugno a luglio a prezzi sui 300 euro a settimana, ad agosto anche a 400/450 a settimana, per godersela a settembre, che interesse ha a regolarizzare? Parli di booking, di una struttura che dovrebbe favorire la promozione di questa casa. E se questa persona (che è reale, ma non sono io, dato che io la mia me la godo tutta per me da giugno a settembre senza problemi) ha tutte le settimane piene, addirittura è costretta a rifiutare turisti perché ha troppe richieste, che interesse ha a pagare una tassa che può tranquillamente evadere?
So che come ragionamento è molto all’italiana, ma è il frutto di una piccola discussione con questa persona, a cui chiesi per curiosità come registrasse i contratti settimanali. La risposta è quella che ti ho scritto su, ma c’è da aggiungere che non è l’unica persona in questa condizione. Molti (se non tutti) quelli che hanno la casa in quella località hanno lo stesso “non problema”. E parlo di una località neanche troppo famosa. Proiettando questa situazione in località come (in ordine sparso) Villasimius, Chia, Capoterra, Santa Teresa di Gallura, Valledoria, Tortolì, Stintino, Costa Verde, Cala Gonone, La Maddalena, di cosa stiamo parlando? Di quale reddito evaso? Ecco, ribadisco quindi la domanda: l’incentivo della “pubblicità” ai contratti regolari è sufficiente a combattere il nero secondo te? E applicare sconti del 10% al biglieto aereo o del traghetto, può convincere i turisti a pagare un 20% in più di affitto a settimana?
Il mio intervento non è polemico, sia chiaro, lo chiedo a te perché sono capitato qua tramite un altro blog, ma in realtà lo sto chiedendo anche a me stesso.
Grazie per lo spazio e per l’attenzione.
Luca Fadda
Grazie della domanda 🙂
Non è sufficiente l’incentivo ma è inevitabile che si arrivi alla repressione di un fenomeno che è illegale. Caricare urbanisticamente piccoli territori di migliaia di vacanzieri stagionali senza che i costi sociali vengano pagati è illegale e falsa la concorrenza delle attività che pagano regolarmente le tasse. Il discorso è complesso, ma parte da un problema di fondo: la Sardegna è fruita solo nei tre mesi estivi (se va bene) e in maniera disorganizzata e poco redditizia per il territorio. E’ molto comune che un turista non sappia nulla del territorio circostante la sua vacanza e non venga invogliato a visitarlo e a spenderci quattrini. E’ un sistema che non funziona. Programmazione, organizzazione, regole certe. E il pubblico che deve dare solo evidenza senza entrare troppo nel merito del privato.
Ora credo di aver inquadrato meglio: quindi il registrare il contratto non darebbe solo pubblicità, ma permetterebbe al proprietario di seconde case di offrire servizi che, altrimenti, non sarebbe in grado di offrire da solo. Ho interpretato bene?
Ecco, questo mi sembra un ottimo presupposto per creare un vero turismo sardo, fatto dai sardi per i non sardi. E anche per i sardi, perché no? Sono sardo ma viaggio anche in Sardegna a volte.
Allora ribadisco: sono pienamente d’accordo con te. E grazie per la risposta.
Luca
Buongiorno,
penso che con quel poco che avete scritto, state forse per far quadrare il cerchio, è un’ottima base di partenza il pagare le tasse ed avere in cambio dei servizi di base e non, che non esistono o se esistono sono a pagamento. Ma dovrebbe esserci una serie di normative regionali e nazionali diverse, e purtroppo penso che non le vedremo mai. I cambiamenti sono difficili o impossibili in questo paese, e infatti comes iamo messi …., un saluto a tutti.
Il ragionamento sarebbe giusto in un paese civile, ma nel Sardistan, regione dell’Italistan, non é applicabile. Questo perché siamo già ossessionati dalla burocrazia, e l’istituzione di un’ulteriore atto burocratico di registrazione ( che verrebbe inevitabilmente gravato da bolli e balzelli vari ) non verrebbe assolutamente visto come un accesso a una valida gestione e promozione, ma come una schedatura al fine di: a) imporre tasse, più o meno mascherate. b) creare nuovi carrozzoni, alimentati da queste tasse, nei quali far lavorare i soliti protetti del sottobosco politico (e quanto é fitto, quel sottobosco nel Sardistan!)
In definitiva, i proprietari delle case non si fidano, e… FANNO BENE!