Mentre noi ci “accaniamo” contro il mediocre tentativo di coordinare l’informazione di orientamento per l’ #EXPO2015 ormai imminente mi capita di dare uno sguardo al “portale” di promozione di #expo2020 a Dubai. http://expo2020dubai.ae/en/index.php
Mancano cinque anni ma pare abbiano le idee parecchio chiare.
“In November 2013, the United Arab Emirates won the right to host the World Expo in Dubai in 2020. This will be the first time that the World Expo is staged in the Middle East, North Africa and South Asia (MENASA).”
Dal 2013 quindi si sono quindi attivati per affrontare un evento che sentono come storico.
Sette anni prima.
Ad oggi hanno un portale di contenuti che inizia a informare sulle strategie.
Una pagina facebook con 1.367.303 like.
Un account twitter con 262.403 followers.
Mancano sette anni.
Eppure con strategia, programmazione, visione se sbaglieranno l’avranno fatto tentando con intelligenza.
L’amarezza che provo in questi giorni è tanta, ed EXPO2015 e #verybello è solo la punta dell’iceberg, ma quella sotto.
Sono ormai decenni che l’Italia vive delle soluzioni al’ultimo momento, dei cambi di strategia ad ogni rimpasto di governo, di proclami senza seguito, di imbarazzanti scelte per foraggiare falliti e parassiti. Mai, dico mai, ho visto in concreto strategie a lungo termine coniugate da soluzioni transitorie immediate. Questo a livello nazionale, regionale, provinciale, comunale.
Perché questa è l’Italia dei piani paralleli in cui nessuno sa cosa fa l’altro, senza rendersi conto che siamo tutti al piano terra terra.
Eppure politicamente sarebbe intelligente e remunerativo in termini di consenso avere una visione e sostenerla, coagulare intorno a un progetto le risorse migliori di questa Italia e rendere attivi e partecipi le amministrazioni pubbliche intorno a una strategia e a strumenti comuni di condivisione.
Sarebbe.
Peccato che il governo della nostra nazione è affidato a quasi tutti i livelli politici a persone “poco politici” ma molto operai. Usano il loro ruolo politico per monetizzare le loro azioni e perpetuare la sciatteria fatta a mestiere.
E quindi piangiamo per un Ministero della Cultura e del Turismo italiano affidato a un politico che per ora non ha mostrato alcuna visione ma idee molto chiare sull’utilizzo spregiudicato di risorse umane a costo risibile.
Piangiamo per degli assetti regionali tipo il caso Sardegna, dove dopo dieci mesi di governo la promozione turistica è praticamente un volontariato degli operatori del settore.
Piangiamo a livello comunale dove il massimo della programmazione è spesso l’annuale sagra del raviolo selvaggio.
Ecco, piangiamo da tempo, ormai.
Forse è giunta l’ora di asciugarsi le lacrime e di iniziare a pensare che aspettare strategie dallo Stato è Utopia.
Forse è giunto il momento di pensare che lo Stato siamo noi e le strategie le dobbiamo decidere noi.
Forse è giunto il momento di creare strategie, programmazione e visione e lo Stato dovrà adeguarsi.
Perché sotto la glassa melmosa del pantano di parole come “petrolio d’italia” c’è parecchio vero oro, invece.
E perché questa volta mi sento di usare il claim di EXPO2020 di Dubai.
Connecting minds, creating the future.
Perché io nel 2020 non voglio essere ancora uno che si piange addosso.
Che tristezza…che profonda vergona.
La nostra regione non sa nemmeno voglia dire turismo, servizi, occupazione, sviluppo, trasporti…
Mi sento male!