Il Bot sintetizza bene quello che sta succedendo alla gran parte della stampa e degli organi di informazione italiani.
L’omicidio in diretta e relativa condivisione del filmato sui social da parte dell’assassino ha mostrato quanto il giornalismo italiano sconti un’imbarazzante mancanza di coscienza del mezzo digitale piegato a logiche di redditività spicciola.
Tutti i giornali hanno infatti cavalcato l’onda emotiva e i facili accessi per monetizzare i contatti privandosi del ruolo giornalistico puro. Infatti informare non è cavalcare il flusso delle news quasi senza filtrarle, non è dare in pasto alla massa ciò che probabilmente chiedono, cioè il cadavere sanguinante e i particolari scabrosi o commoventi. Informare è mettere a conoscenza della massa i fatti distinti dalle opinioni per fare in modo che il fatto sia chiaro come notizia e che chi legge possa farsi una propria idea e delle considerazioni che lo portino a maturare una coscienza critica sul mondo che abita.
Buttare le news raccattate in rete, caricarle sui portali per fare traffico, titolare come giornali scandalistici non è fare buon giornalismo, è gestire un portale o un giornale per vendere copie e inserzioni.
E qui torniamo al punto sollecitato dal sempre arguto Bot. La colpa è dei giornalisti o di chi legge i giornali?
Chi fa informazione ha un dovere civile ed educativo: incontrare il gradimento del pubblico aiutandolo a conoscere e capire quello che non è consueto e non dandogli in pasto ciò che può tranquillamente leggere in ogni dove social.
Chi legge dovrebbe porsi il problema se ha senso alimentare questa catena e dimostrare ai giornali che quella strada non è redditizia. Meno click o meno copie di giornale fanno cambiare i piani editoriali.
Rimane la profonda amarezza per una nazione che rincorre la notizia ad effetto, spesso irrilevante, pruriginosa se non esplicitamente con richiamo sessuale, polemica inconcludente. La notizia d’inchiesta, di approfondimento, di cultura diventa da una parte notizia faticosa da confezionare e con scarso appeal e redditività, e dalla parte di chi legge una noiosa perdita di tempo in un mondo sempre più raccontato per incipit, titoli e immagini.
Per volere un giornalismo di livello ci vogliono lettori di livello. Non accontentatevi di caramelle click, mangiate sano e soprattutto scegliete voi cosa, dove e quando mangiare.
PS: all’estero pochissime testate hanno passato il video e le foto.
detto benissimo.
totalmente ma proprio totalmente d’accordo.
https://bortocal.wordpress.com/2015/08/27/ti-sparo-la-mia-rassegna-stampa-del-26-agosto-2015-406/