Tante parole, in questo anno. Tante parole che hanno portato suggestione e sogno, voglia di cambiare e di arrivare a mete così splendidamente raccontate. Un mondo più bello sembra essere a portata di mano, raggiungibile solo con un po’ di volontà ed ottimismo. Dobbiamo raccontarci meglio, essere meno negativi, avere più capacità appunto di sognare.
Sono sempre stato un sognatore, lo sono ancora. Ma ho sempre distinto tra sognare e avere prospettiva. Ho giocato a basket e sognavo di diventare Michael Jordan, per un periodo. Poi ho valutato la realtà e ho guardato in prospettiva: ho giocato a basket divertendomi come me stesso.
L’aver voglia di mostrare un mondo spesso irraggiungibile lo trovo utile solo nelle situazioni disperate o per gli stupidi. Preferisco pragmaticamente ragionare su un mondo di sogni realizzabili in prospettiva.
Guardo la mia isola, potenziale immenso e inespresso e vedo in prospettiva il mio sogno realizzabile. Che non sarà solo il mio, ovvio. Nessuno fa nulla da solo, nessuno ha senso da solo.
Sarà il sogno di vedere le persone che lavorano insieme per trovare insieme un modo nuovo di essere un insieme.
Sarà forse meno spettacolare, con meno lustrini e con meno parole a descriverlo come meraviglioso e perfetto ma sarà forse quello di cui sento ora il bisogno.
Sono forse stanco di dover combattere nel controllare quanto di vero c’è nei sogni che ci vengono proposti ogni giorno.
Ho il desiderio di cose tangibili, oggettive, che posso valutare in pochi minuti.
Di parole vane, di storie ben confezionate, di professionisti delle parole ben scritte a coprire prodotti scadenti, di venditori di sogni ne ho abbastanza.
Cerco persone che sognano in prospettiva, con i i piedi per terra sulle nuvole.
Sogno gente che voglia sognare onestamente.