Facebook cambia per l’ennesima volta l’algoritmo (come spiega Martina Pennisi sul Corriere) e per l’ennesima volta mi fermo a ragionare su cosa stia diventando non tanto il principale social network del mondo ma la nostra piccola e collegata vita.
Sì, perché un signore che decide di cambiare le interazioni più premiate sta radicalmente cambiando il modello di creazione di contenuti spostandosi da contenuti creati e poi promossi da pagine e persone a contenuti-persone. E queste, sempre più centrali nel processo di creazione di streaming di vita in micropalinsesti della nuova TV social mondiale, si ritroveranno a creare contenuti (soprattutto video) sempre più accattivanti per avere seguito, contenuti che continueranno a riversare sempre più dati per profilarci e poter così far sponsorizzare annunci all’interno dei nostri contenuti.
Siamo a un livello di modello di business diabolico: come nel famoso film vivremo collegati al Matrix-Facebook per creare contenuti e produrre redditi per mantenere la macchina. Non ci faremo distrarre dal resto, troveremo quello che ci serve (stimoli, spunti, media, software, collaboratori) dentro la recita diretta e sceneggiata dal grande regista.
In tanti pensano che siano solo un gioco, questi social. Forse lo sono, ma non come lo intendiamo noi. Il gioco ha regole che solitamente non cambiano in corsa. Il gioco se inizia senza scommettere danaro non diventa a metà gioco d’azzardo.
Oggi si cambia l’algoritmo e siamo spinti a usare lo strumento anche ai fini professionali in maniera diversa, portando (obbligando) a cambiare di conseguenza i comportamenti dei consumatori, delle persone. Tutto per la scelta di una sola persona che lo fa per rendere le persone più felici, ovviamente.
Domani chissà, il padrone potrà fare quello che vuole della sua macchina, mentre noi attaccati e ormai poco attenti a ciò che avverrà al di fuori, convinti che il mondo sarà quello che ci proporrà l’algoritmo secondo i nostri gusti e le nostre reazioni vivremo felici di dare la parte più creativa della nostra esistenza per alimentare sostanzialmente una macchina da soldi e di condizionamento umano.
Giorno dopo giorno, algoritmo dopo algoritmo, feature dopo feature, si sta decidendo il nostro futuro, la nostra evoluzione comportamentale.
E la cosa grave è che per quanto ci appaia una scelta libera ormai non lo stiamo più decidendo noi. Dire che possiamo smettere di usarlo è puerile, dire che i governi possano contrastare le strategie è tenerissima. Mark cede sempre piccole battaglie quando sa che il vero obbiettivo è la guerra.
La sua mission è un mondo aperto e connesso.
Forse intende dentro Facebook.