Viviamo tempi complicati, per il turismo. Tempi di cambiamenti epocali di piattaforme, di conoscenza, di esperienza e di prodotto. Tempi dinamici e anche caotici, nei quali i dogmi incrollabili del turismo franano sotto i colpi di una rivoluzione digitale quotidiana che condiziona e forgia nuove generazioni di turisti .
Un turista al giorno d’oggi organizza infatti il suo viaggio principalmente ispirato dai social, lo sceglie valutandolo sulle piattaforme di recensioni, lo prenota dai motori di booking, lo vive raccontandolo in streaming travel sempre sui social e infine lo recensisce e lo racconta come esperienza per alimentare il motore della reputazione e del passaparola.
In questo contesto fluido una delle poche cose che ancora non cambia radicalmente è tutto ciò che riguarda la mobilità e l’accessibilità per qualunque offerta turistica, una questione davvero complicata e per la quale si segnano spesso le sorti delle destinazioni turistiche.
L’unica e abbastanza recente rivoluzione dei low cost se da un lato ha di fatto reso più accessibile destinazioni e creato mete e prodotti turistici anche quasi dal nulla dall’altro ha cambiato il modello delle vacanze rendendole più brevi e in parte anche più economiche.
Altro elemento importante è l’enorme potere contrattuale che le compagnie aeroportuali low cost hanno acquisito nel forzare le destinazioni a pagare per avere un servizio di accessibilità o in alternativa sparire rapidamente dalle rotte e dai flussi turistici.
Stesso discorso per quanto riguarda l’accessibilità via mare con un sostanziale e complicato sistema di rotte protette e convenzionate da contratti statali che rendono difficile una reale e utile concorrenza, a parte le rotte crocieristiche che lavorano su accordi diversi e flussi particolari.
Le realtà turistiche faticano quindi a programmare la loro attività per una sostanziale dipendenza dai flussi quando non sono sufficientemente attrattive da garantirsele comunque.
Se poi analizziamo ciò che è il trasporto interno si apre un universo di problemi di accessibilità dalla difficile comprensione e risoluzione.
Nel caso della Sardegna esiste il doppio problema di accessibilità interna tra una zona e l’altra dove le vie ferrate sono del secolo scorso con tempi di percorrenza e frequenze da secolo scorso, il trasporto su gomma è poco integrato e il noleggio con e senza conducente è poco capillare e spesso non economico.
In una regione piccola come la Sardegna di poco più di 200 km per 100 diventa comunque un’impresa muoversi da un aeroporto alla costa opposta o verso una zona centrale come l’Ogliastra o la Barbagia. Programmare una rete di prodotto è quindi quasi impossibile se non negli hub comodi e dai tempi certi che insistono vicino agli aeroporti e porti, sempre che siano serviti dai voli e dalle navi a prezzi e frequenze competitive.
Compito davvero difficile è quindi progettare strategie, immaginare azioni e sinergie (quanto mi sta pesando scrivere questa parola, perdonatemi), attivare campagne di promo commercializzazione quando poi la mobilità interna ed esterna è complicata, talvolta aleatoria, spesso non competitiva.
Ad onor del vero c’è da dire che ciò che per un residente rappresenta un problema di mobilità spesso non lo è per un turista, abituato a viaggiare molto per raggiungere la destinazione finale dagli aeroporti o porti di provenienza e a muoversi molto in loco con mezzi privati e pubblici.
Svincolarsi dal leggere i problemi con l’occhio del residente e mettersi gli occhiali del turista sarebbe buona pratica da adottare.
Come uscire da queste dinamiche è questione complessa e forse una soluzione sarebbe essere organizzati e appetibili come prodotto territoriale (quindi come destinazione e infrastrutture) per poi essere appetibile per le compagnie di trasporto aereo e navale diventando attrattori e non invece corredo di rotte scelte per questioni puramente economiche e di convenienza.
Pensare con coraggio a un modello di trasporto integrato innovativo e moderno, anche.
Perché tra dieci anni la mobilità sarà probabilmente stravolta dalle nuovi fonti energetiche, dalla guida autonoma, da chissà quali invenzioni dell’uomo e sarebbe stupido immaginare un futuro come se il modello di riferimento fosse tutto ciò che abbiamo vissuto fino a oggi.
Non solo un modello di trasporto nuovo ma dobbiamo anche fare i conti anche con un turista probabilmente diverso che sarà sempre più attento alla sostenibilità ambientale, al turismo esperienziale lento, al vivere i luoghi senza consumarli dal punto di vista tangibile e intangibile.
La politica ha quindi una grande responsabilità anche se i suoi tempi sono sempre molto lenti rispetto alle innovazioni e ai flussi turistici dimostrando spesso di attivare politiche anacronistiche se non dannose. Certo è che si debba trovare nell’immediato una strategia di integrazione dei trasporti interni e di accessibilità dall’esterno che ad oggi è carente se non spesso indecente.
La concorrenza è spietata, le mete internazionali nell’area del Mediterraneo diventano ogni giorno più competitive non solo nel prezzo finale ma soprattutto in servizi e comodità, oltre che di esperienza.
Pensare di essere una destinazione unica e insostituibile (e vale per l’Italia intera) rischia di essere un modo per invecchiare allo specchio senza guardare il mondo che cresce alla finestra.
Significa condannarsi al’irrilevanza, insomma.
Questo e tanti altri argomenti sul Turismo sarò curioso e felice di ascoltarli al prossimo MeetForum [ Mediterranean European Economic Tourism Forum] che da Sabato 5 e la mattina di Domenica 6 Ottobre sarà un grande laboratorio sul Turismo del mediterraneo in uno dei più bei resort del mondo: il Forte Village Resort.
Bellissima la formula che propone un keynote di presentazione degli argomenti a cui segue un workshop con il relatore dove ci si può confrontare con sicuro profitto.
Per chi vorrà essere a Santa Margherita di Pula (Cagliari) per conferenze, workshop, eventi formativi e spazi di networking (non vedo l’ora di poter incontrare alcuni miei punti di riferimento del turismo) sarà un piacere incontrarci e scambiare qualche idea e un drink, anche.
——–