Tempi complicati e strani, questi che stiamo vivendo. In neanche un mese siamo passati dall’avere una vita normale a vedere stravolte tutte le nostre certezze e ad avere una paura e una angoscia che personalmente non avevo mai provato. Chiusi nelle nostre case proviamo a cercare la normalità nelle piccole cose, negli affetti, in una quotidianità che avevamo perso, nel valore del tempo ritrovato, nel sentirsi parte di una comunità.
Avevamo perduto tutto questo nell’affanno di una vita codificata in un palinsesto narrativo subito per abitudine e recitato per indolenza.
Ed ecco che invece ritiriamo dal baule dei ricordi il piacere di impiegare del tempo per raccontare, cantare, cucinare, suonare, leggere, scrivere, dipingere, aiutare.
Impiegare del tempo che fino a poco tempo ci sembrava di perderlo, nell’ossessione della produttività, del perdersi l’occasione, del non essere all’altezza. Siamo noi, siamo diversi, siamo più naturali, forse.
In tutti questo i social network hanno avuto un ruolo centrale prima, ce l’hanno durante e lo avranno anche dopo.
Io me li ricordo i social alla loro nascita, quando erano sperimentazione, tecnica, strumenti di innovazione ma soprattutto l’incipit di un nuovo modello di socialità digitale. Me li ricordo quando si perdeva tempo a conoscere le persone mai viste, a organizzare progetti ed esperimenti insieme, quando si commentava la vita e la morte o una pizza. Ricordo bene anche quando tutto questo è finito stritolato da un modello di business, personal branding, politica e furbizie varie per diventare un allevamento di polli da batteria di contenuti più o meno sponsorizzati.
Ecco, oggi tutto questo sembra spazzato via da questa disgrazia che ci sta travolgendo. All’improvviso le persone hanno ripreso a fare gli esseri umani, hanno ripreso a usare gli strumenti per quello che sono, strumenti che collegano persone.
Hanno iniziato a perdere tempo come gli esseri umani sanno fare, socializzando.
Perché così si diventa comunità, così si cresce come umanità.
Con generosità, aggiungendo valore alla vita delle persone, anche con leggerezza.
In questo contesto con @invasionidigitali abbiamo pensato fosse giunto il tempo per riproporre un evento partecipato sulla cultura come #NotteBiancaTW nel palinsesto di #Litaliachiamò.
Venerdì 13 abbiamo quindi vissuto questa festa, travolti dall’affetto e dalle migliaia di contenuti che hanno mostrato quanto le persone abbiano bisogno solo di potersi esprimere e raccontare per sentirsi anche utili e non isolati.
Uno straordinario bagno di umanità che avrò cura di raccontare meglio ma per chi è curioso e ha piacere il consiglio è navigare nel twitter search.
Commovente il racconto collettivo partito con il regalo di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro con parole e musica di vera ispirazione.
Oggi non so se siamo all’alba di una socialità digitale ma so di per certo che le persone si sono forse rese conto se c’è un nemico da combattere è l’egoismo, l’indifferenza, il cinismo.
Se c’è un modo per vivere con più gratificazione e senso è quello di essere utili anche nei piccoli gesti, nella disponibilità disinteressata verso il prossimo, nell’uso consapevole e funzionale all’unica cosa realmente importante: l’essere umani.
Usiamo questi straordinari strumenti che mai prima d’ora ci hanno permesso di essere così connessi al mondo per riscoprire la nostra umanità il nostro essere sociali prima che social.
Perché domani il mondo possa essere una connessione di umanità e non solo di esseri umani.