Oggi è il 3 aprile, giorno nel quale avremmo dovuto riprendere la nostra libertà.
È dura perché non siamo abituati, al di là del racconto più o meno felice che appare dai social e al di là delle bellissime nuove forme di socialità che stiamo sperimentando.
I giorni, i minuti, le ore scorrono e sembra un tempo sospeso, a volte inutile.
Curioso che prima di questo cercavamo con ossessione del tempo per coltivare noi stessi e oggi che lo abbiamo vorremmo invece gli impegni che ce lo limitavano.
La vita è equilibrio tra impegno e svago, tra doveri e piaceri, tra pause e silenzi.
L’eccesso ci mortifica e ci aliena.
Per questo ha senso rimanere attivi, al di là delle limitazioni di spazio.
Ha senso migliorarsi, studiare, creare nuove relazioni o recuperarne di vecchie, progettare nuove avventure o semplicemente curarsi della propria persona, dei propri cari, di sconosciuti.
Per ritrovare velocemente la normalità quando questo sarà finito e per ritrovarla insieme a noi stessi in una modalità più consapevole.
Il tempo non dovrà essere più metronomo della nostra vita ma spartito di note e pause, lente o veloci, ci si augura allegro con brio.
Perché la musica alla fine finisce e nessuno ricorda la melodia immortale di un metronomo.