A tutti i sardi che con grande passione si stanno azzuffando in piccate discussioni sul turismo in Sardegna vorrei sommessamente ricordare che il problema non è del taluno imprenditore o del talaltro politico ma è un problema di aver accettato e di accettare compromessi per incarichi, finanziamenti, carriera, convenienze politiche, opportunità o quieto vivere sia nel passato remoto e recente che in questo presente.
Una questione comune, diffusa, accettata a tutti i livelli e a prescindere da apparenze politiche o corporative.
Una moltitudine di persone che con una schizofrenia tutta sarda si indignano appena sentono la parola pecora ma si chetano su leggi sul turismo inapplicate o sulla scelta di strategie turistiche bizzarre e sontuosamente inutili e così facendo castrano ogni possibile modello di futuro socio economico diverso da quello che ci trasciniamo da 50 anni, modello anacronistico e nell’ottica di questi tempi drammaticamente a rischio fallimento.
Leggere quindi oggi chi si straccia le vesti per le interviste di Briatore che sono poi gli stessi che hanno avallato questo metodo suicida per il turismo ma florido per la propria esistenza è una cosa davvero imbarazzante e anche abbastanza fastidiosa.
Perché cari conterranei io non temo Briatore in sé, temo Briatore in me, temo Briatore in tutti noi.
(la foto è per puntualizzare che la Costa Smeralda è cosa complessa e importante che non può essere banalizzata con pochi aspetti da gossip che fanno tanta notizia ma dal punto di vista economico e sociale sono poco rilevanti)