Caduto il governo Conte si affaccia l’alternativa governo Draghi e al di là della praticabilità o meno della soluzione vorrei provare a fare un ragionamento.
Viviamo uno dei momenti più critici e squassanti della storia dell’umanità che ha dissolto anni di consolidate certezze economiche e sociali per trasportarci in un quotidiano complicato e drammatico con la traiettoria di un futuro che pensare incerto è anche ottimistico.
In questa situazione la politica italiana ha mostrato il suo reale spessore, giocando più sulla propria esistenza e ruolo che per elevare il livello nella gestione e pianificazione del presente e del futuro della nazione.
In questo avvilente contesto abbiamo quindi una prospettiva nuova, un Premier incaricato che se troverà il sostegno di una maggioranza potrà governare la nazione evitando delle elezioni che cadrebbero nel momento meno adatto.
Un governo Draghi che sarà presumibilmente un governo politico ma che avrà il grande impegno di investire il danaro del NextGenerationEU in maniera oculata e intelligente.
In questo contesto e dopo anni di sostanziale assenza di strategia credo che sia giunto il momento di chiedere a gran voce una vera svolta nella gestione della strategia e delle azioni del Ministero della Cultura e del Turismo.
È infatti anacronistico che un ministero sia gestito ancora con metodi e idee del secolo scorso senza neanche provare a ragionare su un diverso modello.
Immaginare una nuova spinta di innovazione vera e non glassa di marketing, piani strategici a 50, 25, 10, 5, 2, anni, azioni che nascono da strategie condivise dagli operatori e non dalle idee bislacche del ministro di turno.
Una vera trasformazione digitale del turismo e della cultura che parta dalla conoscenza e approdi in una modalità di gestione e fruizione innovativa e che non sfocino in imbarazzanti app, portali o Netflix della fervida fantasia.
Una trasformazione digitale nell’ottica del turismo e della cultura sostenibili con al centro sempre più le nuove e rinnovate esigenze umane e sociali nella creazione di un nuovo modello di cittadino temporaneo di comunità accoglienti, comunità aperte alla contaminazione e allo scambio di valori nel’ottica di una crescita collettiva.
Quindi un ministero che non abbia funzioni da burocrate contabile con estemporanee azioni spot distraenti e inutili ma un ministero creativo, pragmatico e umile che progetti insieme agli attori dei comparti , che trovi soluzioni pratiche e immediate per risolvere una situazione disastrosa per il comparto e che lascerà presumibilmente una grossa fetta delle imprese e degli operatori senza lavoro.
Un ministero che inizi a progettare le azioni per la ripresa modificando modelli fallimentari e/o a residuale redditività, che organizzi le destinazioni pianificando azioni e strategie sotto una visione comune, che svolga il ruolo che dovrebbe avere la politica, di sviluppo e non di limite e ostacolo.
Questo mi aspetto dal nuovo ministro del Turismo e della Cultura, una vera rivoluzione perché il mondo intero si è fermato e chi prima sarà pronto a ripartire con un modello nuovo e innovativo sarà il primo ad ottenerne i benefici.
Provare a chiedere il cambiamento è obbligo morale di tutti anche se molto probabilmente non cambierà nulla in questo paese dove la cultura e il turismo sono ormai monumenti in abbandono dalle crepe sempre più profonde e dal declino segnato.