Ci sono mondi che conosciamo dai racconti degli altri, per interposta esperienza, come il mondo agricolo e dell’allevamento.
Mondi che spesso non si possono capire fino a quando non vai a vedere con i tuoi occhi, ad ascoltare con le tue orecchie, a gustare con il tuo palato.
Complice l’amica e talento del racconto della cultura eno gastronomica Jessica Cani abbiamo avuto il privilegio di partecipare invitati a una serata di conoscenza e degustazione dell’azienda Cabigliera & Zidda Formaggi di Ozieri.
Una di quelle serate che partono con una strada che si infila in mezzo ai campi immensi e ai quali siamo poco abituati, con rari edifici agricoli e centinaia di ettari di spazi, colline e un bosco.
Arrivati in cima alla collina il profumo della campagna ci avvolge nella sua sincerità: fieno, animali, un soffio di vento di erba ancora sorprendentemente verde, per il periodo solitamente secco.
Un cane pastore abbaia per salutarci e due sorrisi che ci accolgono: Agnese e Giacomo, giovani e che subito ci fanno sentire a casa, raccontandoci la loro storia che è un’altra storia raccontata da chi ogni mattina si alza alle tre e mezza perché è quello che desiderano, è quello che hanno scelto.
Raccontano con competenza la complessità di una attività che sembra così naturale e semplice, di quanto il clima cambiato sia un fattore ormai drammatico, di come la dimensione scelta è di piccoli e giusti numeri per poter garantire un equilibrio tra qualità, impegno, reddito.
Ecco, in un mondo dove il mantra del produrre sempre di più per guadagnare di più sentire discorsi così quasi sovversivi è qualcosa che destabilizza e fa pensare, soprattutto quanto siamo condizionati dai modelli di produttività e reddito tanto che se ti discosti da questi pensieri hai qualcosa che non va, nella narrazione generale.
E invece lo capisci perfettamente quando osservi il padre di Agnese, il signor Peppino che sgambetta nei campi richiamando gli animali per la notte.
Uomini così che hanno deciso di vivere il contatto con la natura, con gli animali, con il fare il formaggio come necessità umana primaria che condivide con la signora Franca, ogni giorno, ogni santissimo giorno.
E mentre il sole scende e le pecore rientrano in stalla i pensieri frullano in testa e mi chiedo quanto forse siamo noi gregge intruppati e inconsapevoli di seguire chi è davanti in scelte non nostre.
Quanto sia coraggioso decidere di seguire strade poco battute perché lontane dalla percezione del giusto e del conforme.
Mentre Signor Peppino porta le vacche in un altro terreno, vacche di razza sardo bruna che rimangono tutto il giorno e la notte libere in campo, ascolto le parole di Agnese e Giacomo e inizio lentamente a capire il senso di questa cultura così antica, così radicata nella nostra isola, così preziosa e che purtroppo si sta perdendo tra le generazioni.
Quella connessione con i luoghi, con gli animali, con le persone che si trasmettono più con i silenzi, con gli sguardi, con i suoni, con i profumi, con le sensazioni che toccano le corde dell’anima.
E dopo aver ascoltato e soprattutto sentito questo luogo e le persone abbiamo raggiunto un angolo del campo allestito per farci assistere alla preparazione di un formaggio e alla degustazione.
Un luogo essenziale ed elegante come solo la semplicità sa essere, pronti a immergerci nel mondo di questa famiglia così speciale, accogliente, sincera.
Agnese prepara una panedda, una peretta di latte vaccino che solitamente stagiona per circa 20 giorni ma che poi ci divoreremo appena realizzata: assistere alla preparazione in campo, seguendo movimenti così apparentemente facili e sicuri, osservando l’arte della creazione del cibo è come scoprirne i segreti, come coglierne ancora di più l’essenza.
Nel frattempo un sole dal colore surreale sprofonda dietro i monti, un colore dato dalla nube di fumo dei devastanti incendi nel Canada che è arrivata fino al Mediterraneo, per quelli che continuano a pensare che il mondo non sia una casa comune del quale siamo tutti responsabili nelle nostre azioni e scelte quotidiane.
Altra sorpresa incredibile è il formaggio greviera, prodotto con latte di vacca di razza sardo bruna: una origine incerta con influenze dalla Svizzera ma che amerete scoprire dalle parole di Agnese e Giacomo, insieme allo straordinario sapore.
Una serata magnifica, alternando chiacchiere e degustazione di formaggi, ricotta e dell’ottimo vino della Cantina Mario Bagella di Sorso.
Un tuffo in un tempo sospeso, di persone, di racconti, di cibo che è il collante di un senso della vita potente e presente, fuori dallo storytelling dei luoghi instagrammabili, per quanto il luogo sia perfetto per rendere giustizia a chi ama il ricordo visivo.
È quello che non si fotografa che rimane, sono quelle persone che ci hanno regalato il loro tempo, un pertugio della loro vita, accolti come amici, come è sempre stato nelle nostre terre, per scambiare conoscenza, umanità, valore.
Grazie Agnese e Giacomo, grazie Signor Peppino e Signora Franca per averci portato nel vostro mondo, nella vostra intimità, come amici che da oggi sono più ricchi, consapevoli, gratificati e grati.
E quel sorriso del nonno che guarda il nipote sgambettare è il regalo finale che suggella una esperienza perfetta.
Degustazioni in azienda.
Questa estate Cabigliera & Zidda organizza eventi di visita, racconto e degustazioni con il vino del produttore Mario Bagella di Sorso. Gli eventi previa prenotazione partiranno dal 5-7-12-14 luglio, per rimanere aggiornati seguite il profilo Instagram di Cabigliera & Zidda. Si trovano in Località Santu Juaneddu, Ozieri. Contatto tel: 349 130 2550.
Per conoscere la storia di Cabigliera & Zidda vi consiglio di perdervi nelle sempre meravigliose parole di Jessica Cani in questo articolo sul suo blog Sardegna Quanto Basta