Ogni giorno riaffiorano contenuti pubblicati sul mio profilo twitter e sul blog, contenuti di circa dieci, quindici anni fa. E osservo come scrivevo, come commentavo, come ironizzavo e irridevo le persone, il mondo, gli uomini e le donne.
Penso al me ragazzo, senza i social e solo con le reti sociali della scuola, dello sport, della musica, delle vacanze e poi del lavoro, a come mi rapportavo, le parole che usavo, i comportamenti che adottavo, il rispetto acerbo che praticavo, le imbarazzanti parole, le battute, i doppi sensi, le parole maleducate.
Oggi sono molto, molto diverso ma è soprattutto molto diverso il mondo, cambiato in una maniera improvvisa, collettiva, impetuosa e anche universale.
Le sensibilità di oggi non sono le stesse di venti, dieci, cinque, un anno fa.
Giorno dopo giorno siamo cresciuti e abbiamo maturato coscienze collettive di rispetto che hanno agevolato comportamenti diversi, incompatibili con quelli del passato.
Oggi non potrei scrivere le cose di dieci anni fa o fare le battute di venti anni fa, non perché incoerente con il me stesso di oggi ma perché sono semplicemente diverso, cresciuto, maturo.
Sono semplicemente un altro.
Non facciamo l’errore di giudicare il mondo di allora e il noi del passato con il metro del giudizio di oggi, un oggi che non potevamo neanche immaginare e che lo è diventato con l’esperienza di questi anni che ci hanno portato ad essere quello che siamo come individui, come collettività.
Viviamo l’oggi senza accanirci sul come eravamo, senza la zavorra di una responsabilità collettiva che viveva come normali certi comportamenti e pensieri oggi inaccettabili.
Il passato serve per non commettere gli stessi errori, anche se quando li abbiamo commessi non lo erano ancora.
Viviamo il presente con il giusto equilibrio per costruire il futuro e non per distruggerlo perché non coerente con quel passato.
Soprattutto un futuro giusto è quello che aggiunge valore migliorando la vita degli altri.
Il resto conta poco.