Oggi compie 100 anni la radio pubblica, uno strumento che ho nel cuore da quando da bambino giocavo, mangiavo e dormivo con la radiolina accesa.
Da ragazzo e adulto innamorato poi delle trasmissioni e della musica, delle informazioni, dell’intrattenimento e del mondo a portata di voce, così perfetto, comodo e disponibile come un amico fidato.
Tutto questo prima dei social e di fianco ai social, in modi che l’hanno resa se possibile ancora più moderna e indispensabile.
Fino a quando negli ultimi anni (qualche volta, troppo poche, ahimè) sono stato anche ospite in trasmissioni con quel magico microfono di fronte e l’emozione di diventare voce per costruire mondi di immaginazione e relazione con gli altri sconosciuti dall’altra parte della radio.
Sogno ancora di farla, tanto che un podcast è in lavorazione, dopo il primo esperimento artigianale.
Perché far sognare gli altri con un mezzo così semplice e così totale rimane una gratificazione immensa.
Auguri, mamma radio.