Più che l’iper-connessione il paradosso sta nel fatto che abbiamo accettato di frammentare la nostra vita emotiva in microinterazioni, sacrificando il tempo e la profondità necessari per costruire legami autentici.
Siamo diventati gestori di notifiche, non protagonisti delle relazioni.
Forse è il momento di sfidare questo meccanismo.
Non ritagliandoci ‘spazi’ come atto passivo, ma decidendo consapevolmente a cosa dare valore: essere presenti non per dovere, ma per scelta.
Magari cominciando con il rispondere non quando siamo costretti, ma quando abbiamo davvero qualcosa da dire.
Perché alla fine, rispondere senza attenzione non è connessione, è solo rumore.