Siamo stati tutti bambini, di quella ingenuità dove credevi a tutto ed eri felice di una felicità semplice, per il sapore appiccicoso dello zucchero filato, per l’inebriante sensazione di vittoria di un pesciolino rosso, per la lotta nell’autoscontro e per le risate negli specchi deformanti.

Era il luna park ma eravamo soprattutto bimbi noi, semplici e appunto ingenui, come solo i bambini sanno essere e che oggi smuovono ricordi profondi, belli, puliti e che avvolgono il cuore di calore sincero.

Ecco, questi sono affiorati all’improvviso da dove erano nascosti ieri e all’improvviso nello straordinario (e mi tengo basso) spettacolo di Virginia Raffaele al Teatro Massimo di Cagliari, ultime tre date del tour che l’ha portata in giro per l’Italia per mesi.

Un tuffo in un mondo che non c’è più di una bellissima protagonista donna/bambina che lo racconta con una ricchezza e ecletticità che io credo di non aver mai visto in vita mia.

Perché dominare il palco con una così perfetta capacità di recitare, cantare, imitare, ballare e intrattenere, con una espressività e empatia totale, con una umanità totale, ecco, è davvero una dote rarissima.

Un’artista dal talento totale pari solo alla sua umiltà che la comprendi perché viene da quel mondo che insegna disciplina, sacrificio, durezza ma anche comunità e valori. Da quell’essere magnifica nel trascinare i nostri occhi velati da una vita sempre più complicata e grigia in un mondo a colori, surreale e divertente, di profondità e satira, di battute e immagini, di felicità e risate come solo le grandissime stelle sanno fare.

Attrice magnifica anche nel “Un mondo a parte” di Riccardo Milani con Antonio Albanese dove ha dimostrato capacità sublimi e versatilità assoluta.

E questa sbrilluccicante gigante del palco, agghindata e dinoccolata, ballerina e cantante, imitatrice e attrice, rumorista e quella umanità, bellezza, espressività, che regalo! Tutto questo in ore passate a sognare, a rivederci felici in momenti che forse abbiamo perduto per scelta o per le cose della vita, in un tripudio di ammirazione per un viaggio nelle nostre anime a guardarci piccoli scriccioli a ridere nello specchio con il nostro zucchero filato.

Virginia la ammiro come artista e come sa essere sempre educata, di ispirazione e esempio in un mondo gretto e volgare o fintamente costruito. Un prezioso regalo esserci incontrati dopo, abbracciati, guardati negli occhi e dare una fisicità a tanti anni di conversazioni d’anima digitali.

Conserverò nel cuore questo spettacolo, quegli abbracci, quelle parole, quegli sguardi, quel tuo fragoroso sorriso che regala al mondo uno spicchio di una donna dal talento immenso che merita un successo memorabile e duraturo.

Grazie Virginia, che i sogni sono il regalo più prezioso. Il tuo Lunapark lo chiudi a teatro, ma rimane dentro di te, dentro di noi, per sempre.

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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