Mi fa sorridere lo stupore della stampa e della politica dopo che ogni giorno da decenni viene propinata la favola delle coste come stile di vita quasi di vacanza, con politiche che accentrano servizi ed economie sulle coste, con la politica che a parole propone soluzioni per le zone interne ma dal comodo appartamento o villa sulle città delle coste.
Non sono due sistemi contrapposti ma le zone interne e il sistema agropastorale sono la spina dorsale delle economie ma soprattutto della sopravvivenza dell’essere umano. Purtroppo in questo momento storico la fatica e anche l’anonimato di vivere in queste periferie territoriali ma soprattutto sociali hanno poco appeal e non diventano notizia se non per diventare riserva indiana da visitare nei weekend nelle transumanze turistiche a tema agricolo che tanto ci piacciono.
Le zone interne, la fatica di vivere nei centri rurali, di dover coltivare la terra, allevare le bestie, trasformare i prodotti e venderli è sostituita dalla narrazione del giovane ispirato che crea l’azienda agricola per vendere prodotti coltivati da altri per un fatturato più di like che di vera economia.
Dall’altra parte l’imbuto che accoglie i nuovi cittadini costieri crea riserve di impiegati moderni che lavorano H24 connessi e cercano esperienze agricole in diorama enogastronomici a tema creati per loro in loco, sognano di andare in pensione e trasferirsi in campagna lontani dalla frenesia della città.
Ecco, forse sarebbe il caso di ricalibrare anche questa narrazione per evitare di diventare una ciambella sovraffollata dove solo i benestanti staranno bene e lasciare il vuoto al centro.
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